Tu sei dove sei e ciò che sei a causa di te stesso. Tutto ciò che sei oggi, o che sarai in futuro, dipende da te. La tua vita attuale è la somma totale delle tue scelte, decisioni e azioni fatte fino a questo punto. Puoi plasmare il tuo futuro modificando i tuoi comportamenti. Puoi fare scelte nuove e prendere decisioni che siano più coerenti con la persona che vuoi essere e con le cose che vuoi realizzare nella tua vita.
(Brian Tracy, da “Abitudini da un milione di dollari" )



7/16/2010

LA COMUNICAZIONE VERBALE

"Il computer più nuovo al mondo non può che peggiorare, grazie alla sua velocità, il più annoso problema nelle relazioni tra esseri umani: quello della comunicazione. Chi deve comunicare, alla fine, si troverà sempre a confrontarsi con il solito problema: cosa dire e come dirlo" (Bill Gates )


              VALENZA SUGGESTIVA DELLA PAROLA

“La suggestione non consiste nel far credere a un individuo ciò che non è vero; la suggestione consiste nel fare in modo che un qualcosa diventi vera facendogli credere nella possibilità di questa cosa” J.A. Handfield.

Una buona comunicazione presuppone la capacità di esprimersi in modo chiaro, ben comprensibile e possibilmente con proprietà di linguaggio.
Paul Watzlawick, ricercatore del Mental Researc Institute, California, ha introdotto nel processo di comunicazione una nuova variante, quella dell’influenzamento reciproco.
Seconda questa nuova prospettiva, la comunicazione è un processo di scambio di informazioni e di influenzamento reciproco.
Un presupposto fondamentale della comunicazione secondo Watzlawick è che non si può non comunicare. Sia la parola sia il silenzio hanno valore di messaggio.
Se vogliamo entrare in relazione con qualcuno e gli rivolgiamo la parola, questi potrebbe non rispondere o addirittura non degnarci neanche di uno sguardo. La persona in questione ci sta comunicando che non vuole comunicare con noi. Il silenzio in questo caso ha un valore di messaggio come la parola.
Se la comunicazione è uno scambio di informazioni, con l’influenzamento reciproco è fondamentale essere consapevoli del potere di suggestione della parola.
                  “CIO’ CHE E’ ESPRESSO E’ ESPRESSO”
nel preciso istante in cui pronunciamo una parola, noi creiamo nella nostra mente e in quella del nostro interlocutore l’immagine del significato della parola. Ogni volta che pronunciamo una parola produciamo inconsapevolmente una suggestione. Per rendercene conto è sufficiente pensare a quanti reagiscono alla semplice rappresentazione verbale di un moto fisiologico quale il vomito. Costoro sovente possono arrivare a provare nausea fino al conato al solo sentire parlare di vomito.
Il rapporto di inferiorità con il cliente traspare da una serie di sintomi quali la costante insicurezza, lo scusarsi continuamente, le affermazioni dubbiose, la preoccupazione di disturbare, annoiare, rubare tempo sono tutti sintomi di una prostrazione che travalica la normale e auspicabile cortesia. Un psicologo direbbe che questi segnali riflettono una modesta autostima del consulente. Nel lavoro di consulente questa sensazione può tradursi in scarsa produttività perché il consulente non trasmette quella sicurezza, quell’entusiasmo in ciò che afferma, indispensabile per stimolare il processo persuasivo.
        PAROLA A VALENZA SUGGESTIVA NEGATIVA DI APERTURA
Sono parole che ci fanno iniziare la nostra comunicazione male.
Le rubo un minuto
Usando il termine “rubo” oltre a collocarci in una dimensione di inferiorità, trasmette un senso di perdita di tempo. Solo chi non è importante ci fa perdere tempo.
Non vorrei disturbare"
Se non volevamo dare disturbo nel pronunciare la parola “disturbo” evochiamo in chi ci ascolta proprio il senso di disturbo.
Ha un momento da dedicarmi”
Anche in questo caso ci poniamo in una posizione psicologica di inferiorità, ci proponiamo definendoci poco importanti e non degni del tempo necessario per comunicare qualche cosa.
Non l’annoierò
Quando ci esprimiamo così, in realtà dentro di noi c’è il sospetto che quanto abbiamo da dire sia poco interessante, e paradossalmente questa preoccupazione viene trasmessa nella comunicazione attraverso la valenza suggestiva negativa della parola e di conseguenza viene richiamata nella mente di chi ci ascolta proprio quella noia che vorremmo evitare.
Ha un momento da dedicarmi?”
 In questo caso ci poniamo ancora una volta in una posizione psicologica di inferiorità, definendoci poco importanti e non degni del tempo necessario che ci occorre per comunicare qualcosa.
Disturbo?"
Se la nostra presenza è motivata e gradita non c’è motivo di disturbo.
Inoltre da abolire frasi come:
Le sono estremamente grato di avermi ricevuto
Per me è un immenso piacere conoscerla
           PAROLA A VALENZA SUGGESTIVA NEGATIVA DI PERCORSO
Se le parole a valenza suggestiva negativa di apertura rappresentano il modo di iniziare male la comunicazione, le parole a valenza suggestiva negativa di percorso sono il modo per continuare male la comunicazione. Ne sono esempi frasi come: “Nessun problema”; “Nessuna difficoltà”; “Non si preoccupi”; “Sono in seria difficoltà”; “Spero di non sbagliare”, oppure l’uso continuo del pronome “IO”. Termini come: PROBLEMA, DIFFICOLTA’, CARENZE, SACRIFICI, SBAGLI, ECC., inseriti nella comunicazione evocano sensazioni e suggestioni negative. L’uso continuo del pronome “IO”, senza fare della psicoanalisi, denuncia un ego infantile, da personalità insicura che cerca di difendersi esaltando la propria identità come forma di compensazione. Da un punto di vista della comunicazione l’uso reiterato del pronome IO crea una sorte di barriera invisibile che ci allontana dagli altri e crea disagio, fastidio e, qualche volta, antipatia.
                              USO IMPULSIVO DEL “NO”
Può capitare che alla proposta di una nuova idea o una qualsiasi richiesta si risponde impulsivamente con un NO.
Scrive Antonio Viera:
La cosa più dura che possa esistere nella vita è arrivare a chiedere e dopo aver chiesto sentirsi dire no. Negare a qualcuno una cosa richiesta è come dargli uno schiaffo con la lingua. Tanto aspra parola è un no, tanto dura, tanto ingiuriosa, da poter suggerire questo paragone. È dura verso la necessità, offensiva verso l’onore, insopportabile verso il merito. E se un no è così duro per chi ascolta, credo che non presenti minor durezza a chi lo deve dire, e tanto più grande quanto maggiormente generoso e superiore quello spirito che dovrà pronunciarlo
e ancora:
Non è una parola terribile: non ha né diritto e né rovescio, da qualsiasi parte lo leggiate ha sempre lo stesso suono e lo stesso significato. Leggetelo da sinistra verso destra e da destra verso sinistra, è sempre non: Il non da qualsiasi parte lo prendete, è sempre un serpente, morde sempre, ferisce, porta veleno con sé. Uccide la speranza che è l’ultimo rimedio lasciato dalla natura a tutti i mali. Non c’è nessun correttivo che lo moderi, nessuna arte che possa renderlo meno duro, nessuna lusinga che possa renderlo più dolce
Nell’esperienza del “pensiero primario” non esiste la negazione, non esiste il “non pensare all’elefante” ma l’esperienza dell’elefante. La negazione esiste nel pensiero secondario, cioè il linguaggio. La negazione fa parte dei processi logici, l’inconscio non legge il “no”. Quando ascoltiamo: “Non pensare a un elefante” dobbiamo passare prima, per la comprensione della parola priva della negazione NON e poi, se ci riusciamo, alla negazione della parola elefante.
          PAROLA A VALENZA SUGGESTIVA NEGATIVA DI DUBBIO
Frasi come: “Spero di riuscire”; “Cercherò di …..”; “Forse riusciremo …..”; contengono tutte termini che indeboliscono il linguaggio, poiché insinuano un’idea di insicurezza.
Se, cercherò, forse, magari, sono termini che trasmettono incertezza, dubbio, poca motivazione.                 
                                I VERBI DELLE INCONGRUENZE
Sono verbi che denunciano incongruenza tra ciò che si dice e ciò che in realtà si vuol dire. Distinguiamo: L’uso del condizionale dei verbi: vorrei, potrei, ecc. sono verbi che denunciano rischi. I verbi: riuscire, arrivare, superare, vincere, ecc. sono verbi che denunciano un falso obiettivo. Lo scopo è farcela, non raggiungere l’obiettivo prefissato: “Cerchiamo di arrivare su quella cima”, l’obiettivo non è la cima da raggiungere, ma riuscire ad arrivarci.

                     TRASFORMAZIONE DELLA VALENZA SUGGESTIVA
                                          DA NEGATIVA A POSITIVA
Il Tu e l’ IO creano subito la predisposizione al conflitto, creano immediatamente i due fronti di battaglia, con la conseguenza che emotivamente le tensioni negative non tarderanno a presentarsi. Il NOI crea appartenenza, spirito di gruppo, solidarietà. Ovviamente, il NOI deve essere utilizzato quando la struttura del linguaggio, dal punto di vista della grammatica e della sintassi lo permette.
         UTILIZZARE LE PAROLE A VALENZA SUGGESTIVA POSITIVA
Si tratta di parole che presuppongono sempre una possibilità di soluzione. Esiste sempre una soluzione, si tratta solo di saperla trovare.

SE NON FAI PARTE DELLA SOLUZIONE FAI PARTE DEL PROBLEMA

Esempi di parole a valenza suggestiva positiva sono:
CRESCITA; OPPORTUNITA’; SVILUPPO; OCCASIONE; OBIETTIVI COMUNI; SEMPRE; SICURAMENTE; SOLUZIONE POSITIVA.
Queste sono tutte parole capaci di influenzare in modo positivo lo stato d’animo di chi ci ascolta e di orientarlo verso atteggiamenti costruttivi. Se ci serviamo volutamente di parole a valenza suggestiva positiva influenziamo noi stessi e chi ci ascolta in modo beneficamente produttivo.
Il problema diventa un’opportunità di crescita e via dicendo….   
                       UTILIZZARE IL PRESENTE E IL FUTURO
Quando il contenuto della comunicazione lo permette è meglio coniugare i verbi al presente e al futuro.
                               UTILIZZARE PAROLE CHIAVE
Ognuno di noi nel parlare è incline a ricorrere a PAROLE CHIAVE, cioè termini, locuzioni ricorrenti.
Tutti qualche volta abbiamo utilizzato qualche modo di dire ereditato da qualcuno che ci è caro.
Sul piano emotivo queste parole chiave sono quindi fortemente cariche di valenze affettive. Se nel nostro linguaggio sono presente modi di dire, espressioni idiomatiche che appartengono alla nostra realtà come a quella del nostro interlocutore, farne uso realizza un piacevole senso di appartenenza allo stesso vissuto emozionale.
http://www.spesacri.it/laspesacheguadagna/clara

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